Il cammino del pensiero – Tappa 6. Gravina in Puglia
Lunedì 3/8/2020 – ore 18.30 – Gravina in Puglia
Nonostante le previsioni meterologiche segnalino una perturbazione pomeridiana proprio a Gravina in Puglia, Pasquale, Domenico, Lorenzo ed io arriviamo in piazza a Gravina con calesse e cavallo verso le 18.30 in tempo per bagnarci sotto un improvviso acquazzone estivo. Ad attenderci ci aspetta l’assessore del comune di Gravina Giuseppe Laico con delega per la promozione del settore agroalimentare, Politiche per lo sviluppo e l’innovazione delle attività produttive, Artigianato e valorizzazione zona artigianale che ci ha accompagnata durante tutto il nostro pomeriggio a Gravina mettendo a disposizione del gruppo le guide turistiche locali che ci hanno accompagnato nella vista delle bellezze della città (il ponte degli Orsini, le necropoli peucetia di Botromagno, le chiese rupestri ,..). A Gravina abbiamo conversato passeggiando per le vie del centro storico con Pasquale Ferrante, direttore di Legacoop Puglia e Leo Palmisano etnografo e scrittore autore di inchieste, saggi quali “Ghetto Italia” e “Ascia Nera” e di sceneggiature e romanzi tra i quali la trilogia dedicata ad un personaggio di fantasia, il bandito Mazzacani, il cui primo volume è “Tutto torna”
Con Pasquale Ferrante e Leo Palmisano parliamo delle loro esperienze professionali e attraverso queste loro visione del futuro del territorio rurale locale. delle opportunità da cogliere ma anche delle difficoltà nella concretizzazione delle loro visioni.
Pasquale Ferrante espone le sue riflessioni sul tema delle opportunità possibili che potrebbero essere colte da un territorio rurale in cui venga valorizzata la valenza di modernità intesa come aderenza allo spirito dei tempi che ci spinge verso il conseguimento della sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle nostre società. Pasquale premette che per avere una visione originale del futuro del territorio bisogna innanzitutto ascoltarlo partendo dal cuore dello stesso ad esempio i centri storici e superare sono le disuguaglianze sociali che mostrano una tendenza all’aumento e che si sviluppano all’interno di sistemi territoriali. Pertanto all’interno del progetto della Laverdevia dobbiamo iniziare a comprendere i sistemi territoriali, interpretare i bisogni del territorio e ragionare come agire per far in modo che la visione da noi maturata possa potare un soddisfacimento delle necessità del territorio in linea con gli obiettivi etici della sostenibilità. Dove l’agire significa progettare e creazione di valore con l’obiettivo di creare reddito superando una logica assistenzialistica. Bisogna pertanto pensare strategicamente sul lungo termine e non fermarci alla risoluzione delle urgenze immediate, ad esempio la filiera agricola, che è una delle più importanti in Italia, oggi e gerontocratizzata pertenuto per la sua sopravvivenza dobbiamo attrarre le giovani generazioni e per farlo dobbiamo cambiare la legislazione perché il contratto attuale è quello che risale al primo dopoguerra analizzando i casi di studio dell’applicazione delle buone pratiche, della ricerca della qualità e non della quantità nella produzione e cercando di superare la logia del latifondo che ostacola l’ingresso nel mercato di molte delle possibili realtà imprenditoriali nascenti. In questo LegaCoop sta cercando di raccontare l’esperienza delle cooperative di comunità. Parlando delle ulteriori sfide che il territorio si trova ad affrontare Pasquale ferrante ricorda che il sistema territoriale e le municipalità dei borghi che lo caratterizzano dovrebbero migliorare la qualità della vita delle proprie popolazioni partendo dalle esigenze della classe di piccoli produttori agricoli o zootecnici, commercianti, artigiani e imprenditori del settore turistico che mantengono vivo il territorio e ricordandosi dei servizi alla persona quali ad esempio la sanità. Rimane la necessità di fare sistema studiando i vari settori analizzandoli in modo completa e multidiscplinare e mantenendo una visione a lungo termine del futuro del territorio e facendo in modo che un aggregato omeogeno di attori quali i rappresentanti della cittadinanza delle municipalità della piccola imprenditoria procedano in modo unitario mettendo a sistema le possibili soluzioni e le eccellenze presenti sul territorio.
Giuseppe Laico assessore del Comune di Gravina con delega per la promozione del settore agroalimentare, Politiche per lo sviluppo e l’innovazione delle attività produttive, Artigianato e valorizzazione zona artigianale ricorda che la città di Gravina sta già operando da anni per valorizzare le caratteristiche del territorio e che tali sforzi si sono i quest’ultimo periodo concentrati nel tentativo di candidare il ponte degli Orsini nei luoghi del cuore del FAI. Proprio per celebrare questo simbolo della città a fine settembre si svolgerà una fiera sul ponte.
Abbiamo chiesto a Leo Palmisano, che tra l’altro è presidente della cooperativa CulTurMedia di LegaCoop, di raccontarci la sua opinione in relazione alla possibilità di valorizzare la modernità dei territori rurali in quanto elemento di rinascita dei territori stessi. Leo lo ha fatto facendo riferimento alla organizzazione della filiera della lavorazione della lana tipica delle antiche popolazioni che abitavano Gravina. Scavata nella parete rocciosa, immediatamente prima della chiesa rupestre di San Michele delle Grotte, si trova una cavità in cui erano anticamente alloggiate delle vasche per il lavaggio della lana sucida , il luogo era comune e tutti potevano accedere per lavare ed effettuare un primo trattamento delle lane. Reinventare la filiera della lavorazione della lana significa attivare un processo di ricostruzione dell’identità di una popolazione che non può prescindere dalla storia del territorio. L’archeologia può aiutarci a raccontare la stratificazione delle azioni compiute nel passato e delle scelte organizzative, urbanistiche, architettoniche, culturali e sociali operate e, partendo da questa conoscenza, ripristinare il concetto del fare. L’idea è che possiamo riuscire a ribaltare la situazione se rinobilitare il lavoro però attribuendogli la valenza di gande modernità. In questo senso in Puglia ci sono esperienze di eccellenza quali quella di una cooperativa di Taranto che sta insegnando ai detenuti come produrre mattoni con la canapa e la lana. Una possibilità sarebbe quella di collegare la filiera dell’allevamento degli ovini e della coltivazione della canapa industriale con quella della produzione di materiale edilizio sostenibile dal punto di vista ambientale. Ma non solo esistono sul nostro territorio giovani artigiani che hanno imparato il mestiere dagli anziani e lo stanno reinterpretando. Questo è anche possibile grazie alla straordinaria condizione di biodiversità della Regione Puglia. Questo potrà essere realizzato ad una condizione vincere l’individualismo e superare il concetto che ogni spazio pubblico possa essere privatizzato. E’ significativo che nella fiorente economia dell’antica Gravina le vasche per il lavaggio della lana fossero pubbliche e non private a sottintendere il concetto di condivisione di un bene comune (gli spazi e le attrezzature per una fase importantissima nella trasformazione della lana) che permetteva a più operatori di lavorare i prodotti e di commercializzarli garantendo la sopravvivenza della propria attività. Ai nostri gironi il concetto di cooperativismo che si basa proprio sull’idea di condivisione di una visione, di un destino e di beni per favorire il benessere di una collettività e quindi anche degli aspetti delle attività lavorative deve essere strenuamente perseguito. Questo è un principio che può essere esteso anche ad un’idea di società dove i grandi centri urbani potrebbero operare in simbiosi con i centri più piccoli con un accordo di mutuo scambio paritetico di informazioni e di esperienze come già alcune grandi città come Parigi stanno sperimentando