Cattedre Unesco per la Sostenibilità
Milano 3/12/2021
Ricevo oggi dalla prof.ssa Colonna della Cattedra UNESCO in Mediterranean Cultural Landscapes and Communities of Knowledge (2016), Università della Basilicata questo importante documento che sottopongo alla vostra attenzione.
Si tratta della dichiarazione della Cattedre Unesco Italiane per la Sostenibilità elaborata all’interno del progetto « Dialoghi delle. Cattedre Unesco » e rappresenta un vero e proprio manifesto per la sostenibilità e la transizione socio-ecologica.
Leggendo la dichiarazione è possibile cogliere il « credo » degli esperti che individuano nella interdisciplinarità e, se mi è concesso, nella contaminazione delle conoscenze la chiave di volta su cui far leva per il raggiungimento degli obbiettivi dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite orami redatta nel lontano 2015.
Le difficoltà, oggi sotto gli occhi di tutti, nel raggiungimento di tali obiettivi potrebbero essere superate solo con una spinta della cittadinanza e quindi della base della struttura democratica verso i vertici delle nostre istituzioni che conseguentemente approveranno leggi adeguate e coordineranno la governance delle singole nazioni o dei continenti allo scopo di perseguire il nostro bene comune che oggi è rappresentato dalla sostenibilità e dalla transizione socio economico-politico.
La complessità della sfida che si pone oggi agli abitanti del nostro pianeta e agli individui che non sono ancora nati ma che verranno è di enormi proporzioni. Si tratta di ripensare completamente i nostri comportamenti e le strutture in cui viviamo partendo dai nostri gesti più scontati che sono quelli del consumo e su cui, oggi, si basa tutta la nostra organizzazione sociale su scala globale.
I modelli a cui ispirarsi e che conosciamo, o sono quelli che arrivano dal nostro passato legato alla ruralità (anche quello più remoto) che, per una serie di vincoli, erano quelli più aderenti al rispetto dei cicli naturali, in cui la vita dei singoli era paragonabile a quella attualmente condotta da alcune popolazioni (che nel linguaggio comune vengono definite sottosviluppate) o quelli adottati nell’ultimo centinaio di anni che si basano sullo sfruttamento intensivo delle risorse finalizzato al conseguimento di una ottimizzazione delle rese produttive degli impianti industriali o delle aziende del terziario e la creazione di beni e servizi per assicurare il benessere di solo una parte della popolazione mondiale (che nel linguaggio comune indichiamo come sviluppata).
Come poter reinventare il nostro modo di vivere elevando la qualità di vita di tutti gli individui ma salvando il pianeta? Come poter condurre una vita piacevole senza sfruttare, distruggere, inquinare, minacciare o uccidere il nostro prossimo chiunque essere sia o qualsiasi cosa sia?
Solo mettendo insieme tutte le conoscenze sviluppate in millenni dall’umanità e divenendo creativi !.
È necessario ripensare e reinventare il nostro modo di vivere tenendo conto di tutte le complessità delle relazioni dell’uomo con il nostro pianeta. Nostre alleate, pertanto, sono tutte le conoscenze partendo dalla chimica, arrivando alle arti e passando per tutte le altre discipline quali l’ingegneria, la matematica, la statistica, la sociologia, la medicina, la letteratura, l’architettura, l’archeologia, la psicologia e cosi via dicendo.
Per questo motivo la diffusione di tale concetto sistemico deve avvenire velocemente per attivare da subito un ripensamento totale di ogni nostra azione che tenga conto di tutti gli impatti e possa generare la creativa identificazione di soluzioni per migliorare l’impatto degli umani sul pianeta modificando o ripensando completamente le nostre attività. Tale azione non può avvenire senza uno sforzo informativo corretto che direi educativo e che deve essere immediato e deve investire tutti, indipendentemente dall’età, posizione sociale, credo politico e religioso, sesso, nazionalità e adottando un approccio inclusivo .
Questo è il messaggio delle Cattedre Unesco che accolgo con grande speranza e mettendomi personalmente al servizio di tale missione.
Buon lavoro allora, l’impegno è importante e purtroppo non c’è più tempo da perdere