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Non è il momento di fermarsi

Premessa


I giorni si ripetono tutti uguali scanditi dai telegiornali, dalla lettura dei quotidiani on-line dall’organizzazione dei pasti, dallo smart-working e dalla visione di film che mai avrei desiderato vedere in condizioni normali.
Da sabato 7 marzo 2020, giornata in cui mi sono messo in quarantena fiduciaria, non esco più e le sole persone che incontro sono mia moglie e Lorenzo, il mio secondo figlio, che vivono con me nell’appartamento in cui siamo confinati. Alessandro, il figlio più grande, invece, pur vivendo nella stanza attigua a quella in cui mi trovo ora, è in isolamento da lunedì 16 marzo, giorno in cui è rientrato con un viaggio rocambolesco dall’Università di Columbia nel South Carolina dove si trovava per un programma exchange tra l’Università Bocconi e la corrispondente università americana.
Ho l’impressione che la mia vita si sia fermata venerdì 6 marzo 2020 in tarda serata all’ora in cui mi sono addormentato. E’ da quel momento che aspetto di svegliarmi verso le 9.00 di mattina del sabato seguente. Tutti i miei progetti sono fermi nel preciso momento in cui cui ho chiuso gli occhi e mi sono trovato nell’incubo in cui viviamo.


Il Tema


Si sta incominciando a pensare che la trasformazione a cui assistiamo non sarà temporanea e che, nel medio termine, dopo il superamento dell’emergenza che al momento non sappiamo quando avverrà, i comportamenti sociali saranno soggetti ad un forte cambiamento e con questi tutto l’impianto economico e sociale.
Cosa avverrà nel settore del tempo libero ed in particolare del turismo e dei servizi associati quali l’ospitalità, il trasporto, l’artigianato tipico, i musei, le mostre, gli spettacoli teatrali e musicali , i congressi .. .?
Cosa averrà nel settore della ristorazione? Sopravviveranno le grandi catene di junk food ? E se sì quali cambiamenti dovranno adottare? I piccoli ristoranti, i bar i pub esisteranno ancora ? e come si si dovranno adeguare?
Cosa avverrà nel settore della distribuzione ? Continueranno ad esistere i grandi centri commerciali dove masse di persone si incontrano ? I grandi magazzini di abbigliamento di stile americano ? Che fine faranno le Mall americane e dove andremo a comprare i nostri beni di prima necessità? Sarà tutto on line con consegne tramite droni?
Cosa avverrà nel settore della produzione labour intensive? Si accellererà il processo di robotizzazione? E l’agricoltura?
E nel settore dei servizi passeremo tutti in smart working con la possibilità di un risparmio significativo sia in tema di riduzione dei costi per l’affitto e la manutenzione e gestione degli uffici e dei costi collegati allo spostamento degli impiegati?
Come sarà trasformata la democrazia e il nostro diritto alla privacy e alla libertà di incontrare persone e idee? Quali saranno le limitazioni allo spostamento e come ci sposteremo?
E le città, che basano il loro successo e il loro sviluppo sulla capacità di attrarre e mettere in stretto contatto persone, idee e risorse finalizzando l’impegno all’innovazione e alla creazione del “business”, come dovranno reinventarsi per far fronte al rischio pandemia che viaggia proprio con le persone e gli incontri? Cosa succederà ai borghi periferici, ai territori rurali in cui tutti sono ritornati nel corso di una confusa, improvvisata e disperata fuga dalle città del business, del lavoro e delle opportunità (abbiamo visto che non è solo un fenomeno solo italiano)? Come interpretare la volontà di ritorno alle origini nei momenti difficili ? È un desiderio recondito di tutti noi o solo un momento transitorio?


Le possibilità


Lentamente tutto quanto facevamo prima sembra sbiadire e perdere senso e ho la sensazione di esser chiamato a partecipare a uno sforzo collettivo per tenere in vita artificialmente un modo di vivere che dovrebbe esser ripensato.
Questo è il momento in cui dovremmo insieme reinventare il futuro. E’ necessario farlo ora e non possiamo più perdere tempo. La pandemia, quando finirà lascerà grandi danni, e la politica ed i governi si sono mostrati impreparati a gestire la tematica. Non voglio dire che il loro apporto sia trascurabile ma ritengo che non sarà strategico quanto il nostro fattivo contributo.
Ieri, in serata, il Presidente della Repubblica nel suo messaggio alla nazione ha sottolineato la gravità del momento non solo da un punto di vista sanitario ma anche da un punto di vista economico. Mattarella ha anche ribadito la necessità di pensare alla ricostruzione poiché, con la chiusura forzata di tutte le attività, tutto l’assetto su cui si basa la vita della nazione è stato danneggiato e sarà tanto più compromesso quanto più durerà l’emergenza. Il virus in poche settimane non solo sta uccidendo le vite di migliaia di persone ma sta anche distruggendo quanto da noi fino ad ora costruito in tutta una vita o in più generazioni mettendo in serio pericolo anche la sussistenza economica di alcune fette della popolazione.
Una studentessa orientale, consciuta ai tempi dell’università, mi raccontava che in oriente si ritiene che il momento di una grande sfortuna racchiude anche un momento di grande opportunità. In questo senso la pandemia nella sua grande tragedia potrebbe essere anche celare un’opportunità.
Credo questo potrebbe essere il momento per concentrare il nostro sforzo collettivo di rinnovamento, per guidare il nostro futuro sia da un punto di vista della sostenibilità così come dettata dall’agenda 2030 delle Nazioni Unite, sia da punpunto di vista economico che democratico.
Continuiamo riprendendo i nostri progetti e le nostre idee non è il momento di arrestarsi.

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