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Riflessione n.9 (2017 10 04) – Scena nomade.

Tra il 6 e l’8 ottobre si è svolta una rassegna-evento denominata SCENA NOMADE nella città di Gravina di Puglia. L’inagurazione è avvenuta nel tardo pomeriggio di venerdi 6 ottobre presso la splendida sede del ex convento di S. Sofia a Gravina in Puglia .

L’ideatore della manifestazione, il regista Paolo de Falco, ha inventato e realizzato con l’aiuto di artisti, esperti e cittadini, una riflessione sulla città, sui suoi spazi comuni e sull’uso degli stessi obbligando i partecipanti a riflettere su un progetto di comunità diverso da quello a cui siamo assuefatti. 

Sono stato molto onorato quando sono stato contattato da Marcello Benevento dell’organizzazione e dallo stesso Paolo de Falco che mi hanno chiesto di includere la “lineaverde – greenway” e l’associazione Saporedarte nell’elenco delle associazioni sostenitri del progetto richiesta a cui ho aderito con entusiasmo.

“Ho fatto un sogno. Un gruppo di persone si radunavano. Volevano camminare. Andare da qualche parte … O forse dovevano farlo, qualcosa le richiamava, le spingeva. Essere mossi è una esperienza profonda. Al mio risveglio mi sono chiesto: ma c’è una strada per fare questo? C’è una strada da qualche parte, oppure bisogna trovarla?”

Questo è l’incipit che Paolo de Falco ha voluto pubblicare nella brochure che pubblicizza l’iniziativa e che tocca nel vivo il desiderio di ognuno in noi di inventare il futuro. Un futuro che è solidamente ancorato nelle nostre radici e quindi nel nostro passato. Ne discuterò successivamente domenica 8 con la performer Jelly Amar Atma e con altri compagni di viaggio in una passeggiata mattutina nella città visibile di Gravina alla scoperta di altre città nascoste e invisibili all’occhio non esperto.

S. Sofia è un ex convento recentemente restituito alla cittadinanza dopo essere stato restaurato. Gli spazi del complesso, pur essendo maestosi, mantengono un aspetto raccolto e meditativo trasmettendoci l’idea della funzione per cui erano stati progettati. Nell’allestimento odierno i chiosti e le sale ospitano la mostra fotografica di Rocco Giove dedicata a paesaggi che in questi territori fiancheggiano l’antica via Apppia. 

Venerdì 6 ottobre, all’imbrunire, Marcello Benevento, membro dello staff organizzativo, introduce l’evento e cede la parola a Paolo de Falco che, con uno stile timido e intimistico, tesse, nel senso più letterare del termine, una narrazione incentrata sulle ragioni della manifestazione e sulle modalità del suo svolgimento. Mi colpisce soprattutto il concetto di genitorialità a cui lui si riferisce alla fine del suo intervento. 

Paolo parla in realtà di paternità e maternità, sentimento che nutre nei confronti dei figli e che lo obbliga a sottoporsi ad un processo di apprendimento continuo e di movimento/mutazione nel tentativo di rivolgersi e di spingersi sempre di più verso loro.

Questo è un concetto che farò mio, se Paolo de Falco lo consente, in quanto noi tutti indipendentemente dal nostro stato di famiglia siamo i genitori delle generazioni future e la genitorialità in quanto tensione verso uomini e donne che verranno dopo di noi è una condizione che dovrebbe costringerci a produrre una visione di qella che sarà la società che noi vorremmo realizzare e in cui vorremo vivere, prosperare ed operare.

La serata, a cui io non potrò partecipare nella sua interezza, inizia con l’intervento di Angelofabio Attolico della coperativa initinere e del suo progetto dei camminnamenti a piedi nei territori pugliesi e lucani. La sua accorata testimonianza, il dibattito successivo e le domande che ognuno di noi gli rivolgerà pubblicamente o privatamente sul suo progetto, sulle difficoltà nel realizzarlo ma anche sul suo successo saranno uno stimolo per proseguire ognuno sul cammino che ha tracciato, consapevole che esistono altri compagni di viaggio a cui guardare.

la serata prosegue con le performace di attori e musicisti e continuerà il sabato seguente e la domenica in una riconrsa di eventi e momenti di grande interesse.

Inervengono, chiamati da Paolo de Falco, esponenti del mondo culturale quali l’attore Donato Laborante attivo ad Altamura nella Masseria Jesce dove, tra l’altro, si svolgerà un evento nel corso del pomerigio di domenica 8 e che verrà trasmesso online su facebook. 

Partecipo alla passeggiata che si svolge domenica 8 alle 10 circa e che viene definita “camminamento n°2 straniero” a cura dell’associazione “Vaghe Stelle” in collaborazione con Marcello Benevento e Franco Laiso.

Franco Laiso, che ho recentemente conosciuto in occasione della conferenza dell’archeologo Marina Castoldi dell’Università di Milano, è stato una guida insostituibile per scoprire quella parte della Gravina di Puglia invisibile ai più. Non ho lo spazio in questo breve scritto per decrivere la competenza, la precisione con cui ci ha racccontato i luoghi e gli episodi della città. Le sue parole rivelano un amore vicerale per la sua terra e una grande tensione per migliorarla. Il prof Laiso, che ha scritto il libro “Gravina – Intersezioni- Interpretazioni” preziosissimo per chi ha il desiderio di ricevere maggiori informazioni sulla città, ci ha fatto letteralmente correre per le strade della città vecchia alla scoperta della Gravina invisibile.

Gravina invisibile è la città rupestre che era edificata in una sorta di “catino circolare naturale” composto di calcare nelle zone più alte e di roccia viva in quelle più basse e anticamente attraversato da due corsi d’acqua (di cui oggi rimane la sola gravina). In quest’area esistevano grotte naturali in cui le comunità umane avevano creato un abitato i cui resti sono visibili nei sotterranei del convento di S Sofia e in moltplici punti della città, nascosti tra i palazzi medioevali. Tali agglomerati abitativi (enclaustri) erano scavati nella roccia. Ad essi si accedeva tramite una scala che portava in una corte naturale su cui si affacciavano gli ingressi di più abitazoni scavate o ricavate da grotte naturali . Al centro della corte c’era un pozzo per la raccolta dell’acqua che era alimentato da un sistema capillare di canali e di filtraggio delle acque. 

L’associazione vicentina Vaghe stelle che, come si legge sulla sua pagina faceboook, ha svilupppato “un progetto di ricerca territoriale fatta con i piedi, un viaggio di esplorazione e conoscenza attiva dei territori, un’immersione nelle contraddizioni di luoghi spesso contaminati e indecisi, immaginando nuove geografie del lavoro, dell’abitare e delll’arte di vivere” ha restituito ai cittadini, nel corso del viaggio, le impressioni e le testimonianze di questa esperienza di viaggio nei territori che si estendono tra la Puglia e la lucania. 

Ringrazio per la splendida esperienza e per la gioia che mi è stata trasmessa nel vivere insieme questo progetto e visione delle città future.

http://scenanomade.com/

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